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Sulla cultura della produzione

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    Discussione tra padre e figlio sulla “cultura della produzione” (tanto amata dalla propaganda borghese) (in particolare nel nostro caso parliamo di edilizia).

    Figlio: laureando in architettura – biennale 4° e 5° anno.

    Padre : comunista - convinto che il mercato non lo determini la cultura in quanto valore assoluto, ma, essenzialmente, la possibilità di profitto da parte dell’investitore capitalista.

    Il figlio sostiene che l’utilizzazione del legno in Italia per produrre merci (edilizia) sia più conveniente da parte dell’investitore.
    In altre parole impiegare il legno (lamellare) nel settore edile costi di meno del cemento armato; pertanto non si utilizza il legno - solo - per motivi culturali. Ed è ciò che gli viene detto dagli accademici universitari!

    Il padre sostiene che in Italia non si utilizza il legno per motivi economici. E cioè che la lavorazione del ferro e del cemento per l’industria edile costi meno della lavorazione del legno per lo stesso prodotto finale: edilizia. Per cui il produttore di merce (l’investitore edile) preferisce il cemento al legno per motivi di profitto (forse) più favorevole. Secondo voi dove sta la verità, magari motivandola?
     
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  2. schwalbe
     
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    Una risposta buttata là :
    Il figlio ragiona in astratto. Probabilmente può essere vero che il legno lamellare, a regime produttivo pieno e crescente, risulti più conveniente del cemento e dell'acciaio.
    Il padre comunista ragiona dentro la situazione storicamente determinata. Per il cemento e l'acciaio, esistono già giganteschi investimenti in capitale fisso, filiere strutturate a livello mondiale, manodopera formata. Ricreare tutto ciò per il legno lamellare porterebbe il costo di questo a livelli astronomici. Quindi, per ammortizzare tale costo e realizzare profitti sarebbero necessari volumi di produzione assolutamente impensabili nella odierna economia in crisi.

    Tanto più, che per i motivi che molto ci piace dibattere, questa crisi è irreversibile. Per di più, come io credo e qualcun altro ancora più di mè, si può affermare a partire da queste considerazioni che il capitalismo di oggi ha perso forza propulsiva ed è addirittura di blocco ad ogni ulteriore progresso tecnico e scientifico (e non solo).
    Ovvero, il capitalismo di oggi è in piena decadenza e decomposizione, in passato potè creare la mole di capitale fisso ed aggregati vari utili alla attuale produzione di cemento ed acciaio mentre oggi non riesce a fare altrettanto con le tecnologie del legno che pure avrebbero una vastissima applicabilità.
    Il capitalismo di oggi è davvero in piena decadenza e decomposizione, al punto che non si può più trovare neanche un dentista..... trovare neanche un dentista......

    Aspetto il feed-back di osvaldo, oltre che il parere degli altri. Ciao
     
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1 replies since 12/5/2016, 14:23   96 views
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